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Come un déjà vu
Andrea Bizzarri

Ho trentaquattro anni ed ormai è diverso tempo che sono andato via dalla casa dei miei genitori. Quella specie di buco nero che ti risucchia, e mentre tu vuoi essere libero di comprare il tuo primo Calgon e metterlo in frigo, perché ti hanno detto che l'Angelo Azzurro va servito a tredici gradi, lei ti risponde eterea e sospesa “Ci sono le mutande pulite-e-e-e”. Un giorno, però, ho detto basta! 

- Basta con questa chioccia. Basta con questa dimensione carezzevole e idilliaca. Basta con questo ideale di perfezione insito in un nucleo familiare patriarcale, già ampiamente discusso nei moti del Sessantotto. Basta.

- No entiendo un cazo, vafanculo higo de puta.

Ha risposto il compagno peruviano di mia madre, narcotrafficante uscito con l'amnistia, che ha spodestato mio padre quando quest'ultimo ha deciso di diventare un frate francescano. E così sono andato via. Ma vi prego di credermi che, nonostante sia passato tanto tempo, c'è un momento che non dimenticherò mai: mia madre, con l'espressione della Signora in Giallo quando dice “Perché non viene al party? Ci sarà anche Jonh Candroy, Mary Fischer, Mss. Gray” e tutti altri cazzo di nomi così. E te lo dice di profilo, con quel sorrisetto beffardo, con gli occhi a palla, che tu le risponderesti: «Ma quasi quasi sciolgo qualcuno nell'acido e mi faccio un 41bis». Ecco, mia madre così che mi dice: «Vieni qui. Non ti faccio niente. Andrà tutto bene». A questo punto, io facevo due passi avanti e lei, brandendo il machete: «Sei stato tu a pisciare fuori dal water?», ta!, via la falangetta. Quindi, capite bene, che quando ho sentito, per la prima volta, la frase “andrà tutto bene” ho subito pensato: dove è che sta l'inculata? Perché doveva esserci; era matematico. E, infatti, eccola lì. “Andrà tutto bene”, cioè: tutto quello che ci sta succedendo non ci toccherà e a breve torneremo alle nostre vite normali. E cosa cazzo c'è di bene, in questo? Andrà tutto bene, i gatti al guinzaglio? Andrà tutto bene, i monolocali? Andrà tutto bene, Albano Carrisi? Andrà tutto bene, i Verdi? Andrà tutto bene, Kafka sotto a una foto a pecoroni? Andrà tutto bene, lo sbiancamento anale? Andrà tutto bene, Dio che cammina sull'acqua e non si bagna le caviglie? Andrà tutto bene, è questo? Sì. Allora mi sono detto: “Se invece di far andare tutto bene – che poi stiamo nella merda peggio di prima -, andasse tutto male?” Ma proprio male male. Proprio che sulla Terra non c'è più niente e nessuno. Tutti spariti, case distrutte: vuoto. C'è solo Dio. C'è solo Dio che dice: «Oh, c'ho come un déjà-vu». Dio che dall'alto spiega allo spirito santo tutte le zone: «Qua una volta era tutta Casa Bianca, qua era tutta Muraglia Cinese, qua era tutta Magliana» e comincia a organizzarsi il lavoro. Dio che, ricordandosi di quando l'ultima volta aveva dovuto dare l'esame di Fondamenti di costruzione terrestre e s'era ridotto a fare tutto in una settimana, stavolta se la prende con più calma. 

- In principio era il Verbo.

- Congiuntivo. Aggiungete “congiuntivo”. Obbligatorio! Poi sulla Donna che nasce dalla costola di Adamo ho fatto una cazzata, lo ammetto. Stavolta li faccio tutti e due da zero. La donna a immagine e somiglianza di Vanna Marchi e l'uomo a immagine e somiglianza di Umberto Smaila. Basta con gli stereotipi. Però qualcosa gliela devo cambiare perché così non va bene: alle donne mettiamo il pisello e agli uomini la patata.

Ora immaginate il cervello di un uomo che salta di gioia al ritorno dell'ora solare così può pensare un'ora in più alla fica, unito all'oggetto del suo pensiero: questo è l'uomo con la patata. Una specie di disadattato che sta tutto il giorno a guardarsela e che comunica con i propri consimili attraverso i vocaboli contenuti nel Vangelo secondo Matteo Salvini, opera omnia, di pagine 3. Uomo che, stando così le cose, però, avrebbe risolto tutti quanti i suoi problemi: non avrebbe più bisogno di corteggiare, attività che da molti secoli lo sfianca e lo impoverisce, obbligandolo a tradurre un felice “Me te scoperei a cavalletta” in “Amo i tuoi zigomi. Ed è per quello che pago la terza cena da centocinquantaeuro.” Stesso dicasi per la donna che, finalmente!, verrebbe ascoltata. Non certo per le tre lauree, due master e un corso di interpretariato a Oxford ma, più semplicemente: perché ha il pisello. 

- Buonasera e grazie per avermi invitata a questa conferenza.

- Ma vaffanculo, 'sta mignotta.

Sbram! Si apre la patta e c'ha un filobus di sei metri e quarantacinque. 

- Ci dica pure, signora. Attendevamo con ansia il suo intervento.

La donna è la vera protagonista di questo nuovo mondo; è la dominatrice assoluta, perché è lei a decidere se mettere o non mettere al mondo qualcuno. Se ti fai due conti è così: l'uomo sta lì, tutto bello contento, con la sua patata in mano, che le parla forbitamente: culo, troia, tette; la donna ha il pisello, ma non è che la patata l'attiri chissà quanto, per cui se va a letto con qualcuno lo fa per un motivo serio. Lo fa solo quando sa che può venire fuori qualcosa di utile. Una trombata: Margherita Hack. Un'altra: Rita Levi Montalcini. Un'altra ancora: Antonio Gramsci. La donna non lo fa se sa che poi verrà fuori Mario Borghezio. E adesso, immaginatevi il mondo. Un gran privée di anime elette. Si parcheggia a via del Tritone. Al bar, il dialogo è più o meno questo: 

- Un caffè, per favore.

- Glielo edulcoro con un po' di saccarosio?

Sulle panchine, la gente discute il terzo principio della termodinamica. Nelle piazze si fanno roghi alti, altissimi, con tutte le mail che finiscono con asap.

Insomma, la donna è la rivincita di Dio quando il mondo si era impallato e c'era una sola cosa da fare: spegnere-e-riaccendere. Dio che, stanco dopo mesi di duro lavoro, va a riposarsi a Fregene, sulla spiaggia. Dio che, entrando in acqua, finalmente può esclamare: «Porca Eva se è fredda!»


anno di scrittura 2020

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